Questo blog si rivolge non solo agli specialisti della letteratura cristiana antica, ma a ogni lettore interessato alla storia del cristianesimo dei primi secoli e desideroso di acquisire una conoscenza affidabile e aggiornata in questo campo di studi. Scrivendo dunque in prima istanza per questa più ampia categoria, vorrei oggi invitare i lettori alla riscoperta di un’opera fondamentale del cristianesimo delle origini, intendo dire il Pastore di Erma.

 

Il Pastore di Erma

Tanto l’opera quanto la biografia dell’autore pongono alla ricerca scientifica numerosi problemi. Lo scritto, se di un solo scritto può parlarsi (a ben vedere il Pastore è piuttosto l’accorpamento di più testi di modesta ampiezza), espone svariate rivelazioni di carattere celeste. Il racconto di queste rivelazioni cominciò a essere fissato forse intorno al 120. Intorno al 150 l’opera doveva avere ormai la forma in cui oggi la leggiamo. Beneficiario di tali rivelazioni è l’autore stesso del testo, Erma appunto, che una tradizione antichissima – il cosiddetto Frammento Muratoriano, seconda metà del II secolo – vuole fratello di Pio, “episcopo” a Roma intorno agli anni 140-150.

Ma cosa possiamo dire di più preciso del contenuto dell’opera? Per chi ancora non la conosce e vuole accostarsi a essa, forse la cosa migliore è avvertire che essa, composta in greco ma ben presto tradotta in latino e poi in alcune lingue orientali, è ricca di enigmi e di questioni discusse da oltre un secolo e mezzo, ovvero sin da quando fu riportato alla luce e pubblicato il testo originale (prima della metà del XIX secolo si disponeva solo di un’antica traduzione latina del Pastore, la cosiddetta Vulgata).

 

L’inizio del Pastore

Il primo di questi enigmi è situato all’inizio dell’opera, dove abbiamo un primo breve racconto, di carattere sorprendentemente erotico, decisivo per la ricostruzione della biografia di Erma. Ripercorriamo dunque questa narrazione d’apertura. Tutto comincia – se ci atteniamo per ora alle correnti edizioni critiche – con la storia delle peripezie di Erma, un giovanissimo schiavo, cresciuto per qualche tempo dal suo padrone e poi venduto a una donna di nome Rode. È quanto ricaviamo dalla frase d’inizio: “Chi mi aveva allevato mi vendette a una certa Rode”. Rode è nome parlante, usato volentieri nella letteratura erotica pagana. Significa “Rosa”.

Dopo l’accenno del passaggio alla nuova padrona, il racconto continua inaspettatamente così: “Dopo molti anni la riconobbi e cominciai ad amarla come sorella. Un giorno la vidi però fare il bagno nel fiume Tevere”. Erma si avvicina quindi alla donna, con fare galante porge la mano alla sua Rode e l’aiuta a uscire dalle acque. La donna accetta l’aiuto di lui ed esce quindi dalle acque del fiume. È a questo punto che Erma ne scopre la bellezza, la desidera – dice proprio così –, o almeno si augura di poter avere un giorno una donna del genere. L’autore cade dunque, come egli sarà poi costretto a riconoscere, in un peccato di concupiscenza.

Presi in contropiede da un racconto così poco spirituale, gli storici si sono interrogati da vari punti di vista sulla sorprendente narrazione erotica all’inizio del Pastore. La prima domanda che essi si sono posti è stata la seguente: il fatto narrato da Erma è vero, cioè realmente accaduto, oppure siamo di fronte a una narrazione fittizia, mediante la quale Erma introduce ad arte uno dei temi principali del Pastore, cioè l’esperienza del peccato, da cui solo la grazia e la misericordia divina possono salvare?

Tale questione, ampiamente dibattuta ma che per ora lasciamo in sospeso, ha tuttavia distolto l’attenzione da un altro problema dell’esordio, problema questa volta di carattere testuale.

 

L’esordio originale

All’inizio di tutto il racconto, come abbiamo visto, Erma dice di essere stato venduto a una certa Rode e di averla riconosciuta solo molti anni dopo. Ma come e quando i due si erano separati? È chiaro che l’esordio del Pastore, così come lo leggiamo nelle correnti edizioni critiche, è decisamente incongruente.

Come spiegare tale problema? La soluzione è emersa recentemente, grazie al ricontrollo di un papiro del Pastore (il P. Bodmer 38) e allo studio della Vulgata, l’antica traduzione latina che abbiamo sopra ricordato. Questi materiali ci consentono di ricostruire un esordio del genere: “Chi mi aveva allevato vendette una certa fanciulla a Roma”. Dunque, ‘oggetto’ di vendita a Roma era stata una semplice fanciulla, non Erma. Solo più tardi, quando i due erano ormai cresciuti, si erano riconosciuti a Roma. Poi l’uno s’era invaghito dell’altra in occasione di un nuovo incontro al fiume Tevere. Il racconto è dunque impostato sul topos letterario del riconoscimento di due giovinetti separati in tenera età.

Il “restauro testuale” della prima frase del Pastore è prezioso anche per un’altra ragione. Oltre a dare finalmente logicità e coerenza alla narrazione d’apertura, ne svela ormai il carattere fittizio. La questione che avevamo lasciato sopra in sospeso giunge così anch’essa alla soluzione tanto attesa.

 

Questioni aperte

L’esordio recentemente ricostruito e da ritenere originale incide peraltro profondamente nella ricostruzione della biografia di Erma, pone contemporaneamente altri problemi e suggerisce nuove piste di ricerca. Quali? Se volete essere maggiormente informati a riguardo, non vi resta che seguire, in presenza oppure online, l’incontro che si terrà alla Sapienza Università di Roma, il 12 novembre, proprio sull’argomento che abbiamo qui esposto, con F. Berno, G. Agosti, A. Camplani, T. Canella, G. Lettieri, E. Prinzivalli e chi scrive.

 

12 novembre 2021, ore 11.00, Aula A ex Dip. Studi Storico-Religiosi, Dip. SARAS, Facoltà di Lettere e Filosofia.
Il Pastore e il cristianesimo romano del II secolo
Introduce: Emanuela Prinzivalli
Emanuele Castelli (Università di Messina), L’esordio originale del Pastore di Erma e la nuova biografia dell’autore.
Francesco Berno (Sapienza Università di Roma), L’esordio del Pastore e l’Atto copto di Pietro: un format polemico?
Ne discutono Gianfranco Agosti, Alberto Camplani, Tessa Canella, Gaetano Lettieri, Emanuela Prinzivalli
L’incontro si svolgerà in presenza con obbligo di green pass.
Online al link: https://bit.ly/2OheRcz
Locandina in allegato
Info: francesco.berno@uniroma1.it

 

Gli specialisti possono del resto già ora leggere una serie di contributi:

– P. Cecconi, La padrona diventa serva. Un nuovo inizio del Papiro Bodmer 38, Archiv für Papyrusforschung 62 (2016) 361-383.

– E. Castelli, Gli esordi alternativi del Pastore di Erma, Adamantius 26 (2020) 551-575 (in stampa).

– Id., Dati storici e aspetti romanzeschi nelle prime due Visioni del Pastore di Erma. Una riconsiderazione del problema alla luce di nuove scoperte testuali, Augustinianum 60/2 (2020) 321-340;

– Id., Il I capitolo del Pastore di Erma alla luce delle recenti acquisizioni sul P.Bodmer XXXVIII e sulla Vulgata, VetChr 57 (2020) 65-84.

Buona lettura!

 


0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *