Nel testo vengono pubblicati per la prima volta due opuscoli scritti da Giovanni Crisostomo per contrastare l’antica pratica cristiana della coabitazione di monaci o asceti con donne vergini. In un’epoca in cui non era ancora diffuso un monachesimo cenobitico regolare e organizzato, poteva accade che uomini e donne decidessero di dedicare la propria vita a Dio in preghiera, ascesi e castità, vivendo insieme per beneficiare reciprocamente di assistenza e soccorso. Tuttavia, per i sospetti cui poteva dar adito, tale fenomeno nel cristianesimo antico fu spesso considerato con sfavore. Con i due opuscoli Crisostomo si inserisce dunque in una polemica già viva e ben nota ai suoi tempi, trattata da autori ecclesiastici e recepita da molti concili. L’autore ha il pregio di aver trattato l’argomento con organicità e finezza psicologica, calandosi ora nella parte maschile ora in quella femminile per rivelarne falsi pretesti, idee distorte, malintese ambizioni, reconditi desideri e virtù disattese. Dei due trattati, il primo è indirizzato agli asceti, il secondo alle vergini.



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