Il volume
Il volume si compone di una Prefazione, un elenco di abbreviazioni, un’Introduzione suddivisa in tre capitoli, la traduzione (corredata di note di commento) con testo greco a fronte, la Bibliografia e un Indice dei nomi notevoli. I tre capitoli introduttivi si soffermano, in particolare, sulle vicende biografiche dell’autore, sulla natura del testo dell’Ambasceria a Gaio (a partire dall’annosa questione del suo titolo originale), che si presenta a tutti gli effetti come un’aretalogia, ovvero un’esaltazione di virtù proposte come modelli di comportamento, e sulle intricate questioni storiche e cronologiche che alcuni passaggi sollevano.
Un momento di frattura
Nell’estate del 38, ad Alessandria d’Egitto, a séguito di una vera e propria ghettizzazione, si verifica quello che, da vari studiosi, è stato definito un episodio di giudeofobia (P. Schäfer, Judeophobia. Attitudes toward the Jews in the Ancient World, Cambridge – London 1998), nonché «l’inizio ufficiale, nei riguardi dell’impero romano, del fenomeno dell’antisemitismo» (A. Garzetti, L’impero da Tiberio agli Antonini, Bologna 1960, p. 96). Migliaia di Ebrei residenti nella capitale, come riferisce Filone, vengono umiliati con la profanazione delle sinagoghe, depredati, torturati e uccisi nei modi più macabri. Sulla scia di questi eventi, che minacciano l’esistenza della sua comunità, il filosofo si imbarca con alcuni compagni per perorare, di fronte all’imperatore Gaio Caligola, la causa dei suoi correligionari. Fine di questa delicatissima missione diplomatica, che investe i delegati di un’enorme responsabilità, è non solo la cessazione delle persecuzioni, ma soprattutto il ripristino loro prerogative religiose e civiche dei Giudei alessandrini. Di qui il titolo tradizionalmente attribuito all’opera filoniana, Legatio ad Gaium (Ambasceria a Gaio).
Filone Alessandrino, un accorto diplomatico
In quanto membro autorevole della comunità giudaica alessandrina, uomo intriso di cultura greca ma, soprattutto, in virtù di rapporti di vicinanza dei suoi familiari con i Giulio-Claudi e l’élite di Gerusalemme, Filone non poteva non essere scelto per parlare di fronte a Caligola. Ma l’autore risulta diplomatico, nel senso moderno del termine, anche nelle scelte lessicali, con particolare riguardo alla semantica politica (questione, questa, molto complessa e di cui si cerca di rendere ragione nei capitoli introduttivi e nelle note di commento) con cui, nello scritto, spiega i termini dei rapporti romano-giudaici, nella proposizione di un modello di buon governo ispirato soprattutto alle scelte augustee e nella sottile abilità nel rivolgersi a un doppio livello di destinatari. Ad un pubblico greco-romano (in particolare alla classe dirigente) si vuole sottoporre l’idea di una pacifica convivenza, ad Alessandria, di Ebrei e pagani; i correligionari, d’altra parte, sono invitati a tenere a mente, nonostante la tragicità degli eventi, che il Popolo di Israele è un Popolo Eletto e dunque beneficia della Provvidenza divina. Tra questi due poli Filone si muove costantemente, come mediatore ideale tra due realtà religiose e culturali invitate a dialogare e convivere pacificamente.
Non solo un’Ambasceria
Il titolo Ambasceria a Gaio non rende giustizia alla complessità del testo, che deve il suo fascino all’influsso di numerosi modelli letterari, di stampo prevalentemente classico: ulteriore dimostrazione, questa, della solida formazione culturale di Filone. Lo spazio che l’Alessandrino dedica al resoconto dell’incontro con Caligola è, in effetti, molto esiguo: a considerazioni filosofiche sull’inconoscibilità di Dio da parte dell’intelletto umano, per natura fallibile e incapace di raggiungerne la completa percezione, si affiancano riflessioni sulla predilezione divina per il Popolo Eletto d’Israele; all’encomio di Augusto e Tiberio, modelli indiscussi di buon governo, si contrappone l’invettiva contro Caligola; largo spazio è dato al resoconto dei rapporti romano-giudaici (con lo sguardo rivolto soprattutto alla madrepatria, Gerusalemme) durante il governo dei primi due imperatori, per meglio far risaltare la tesi di fondo secondo cui Caligola è un empio, blasfemo, megalomane. Dalla sua riprovevole condotta antigiudaica, si legge tra le righe, deve tenersi lontano Claudio, il nuovo imperatore, destinatario ideale del testo.
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