Cinismo e cristianesimo nell’Antichità

Il rapporto tra cinismo e cristianesimo nell’Antichità, seppur attestato da numerose fonti antiche, non ha ricevuto l’adeguato riconoscimento storiografico. L’esistenza di figure come Peregrino Proteo e Massimo Erone dimostra invece con immediatezza l’intersezione tra questi due mondi: questi filosofi, infatti, in maniera molto interessante e peculiare, oscillavano tra l’uno e l’altro movimento, rivelando una compenetrazione più profonda di quanto spesso si supponga. La relazione tra i due movimenti è stata altresì caratterizzata da un’ambivalenza – ammirazione ma al contempo critica – che si riscontra nella ricezione del cinismo presso gli autori cristiani (a partire da Giustino) e i Padri della Chiesa, nonché nell’influenza esercitata da tale filosofia sul monachesimo delle origini e, successivamente, sulla cultura cristiana medievale e rinascimentale.

Cynic Hypothesis

All’interno di questo contesto, molti studiosi hanno iniziato prima a considerare poi ad accreditare la possibilità che il cinismo abbia esercitato una certa influenza sul cristianesimo delle origini, cioè su Paolo di Tarso, sui Vangeli, e finanche sul “Gesù della Storia”. Pertanto, si è arrivati a supporre, in virtù di talune somiglianze, che Gesù stesso fu in certo modo un cinico, o che comunque fu fortemente influenzato da questa filosofia: tale è la cosiddetta, negli studi, Cynic Jesus Hypothesis, o più semplicemente Cynic Hypothesis.

 

Il volume

Scopo del volume Cinismo e Cristianesimo delle origini (S. Mecci, Brepols 2024) è proprio quello di saggiare la validità della Cynic Hypothesis, o meglio di analizzare e vagliare, da una prospettiva storico-filosofica, la possibilità che Gesù e il cristianesimo delle origini siano stati influenzati dal cinismo, e da tale tradizione filosofica abbiano ricevuto sollecitazioni o stimoli. L’analisi è rivolta a testi quali i Vangeli (Sinottici) e le Lettere Paoline (nello specifico, la Prima Lettera ai Corinzi), al fine di appurare la presunta o effettiva influenza cinica all’interno dell’insegnamento gesuano e paolino, argomento su cui hanno molto scritto i fautori della Cynic Hypothesis. L’adozione di un metodo storico-filosofico rigoroso, attento alla terminologia e alla selezione critica delle fonti, permette di distinguere ciò che è un’influenza diretta del cinismo da ciò che è una convergenza esteriore e non significativa. In tal senso, l’analisi condotta mostra come le somiglianze rilevate siano superficiali o derivanti da comuni tratti ascetici presenti in più tradizioni. Tuttavia, nonostante le critiche mosse alla Cynic Hypothesis, il volume apre all’ipotesi, seppure prudentemente avanzata, che taluni passaggi – come quello, presente nei Vangeli, sulle “istruzioni per l’evangelizzazione”, nonché alcuni luoghi paolini – sembrino problematicamente suggerire una qualche conoscenza del cinismo da parte del cristianesimo delle origini.

Cynic Jesus Hypothesis

Nello specifico, il presente volume è distinto in tre capitoli, a cui si aggiungono un’introduzione e una conclusione seguita dalla bibliografia e dagli indici dei passi citati e dei nomi. Funzione introduttiva presenta il primo, che, al fine di analizzare l’ambiente culturale in cui nacque e fu educato Gesù, cioè la cultura ebraica, indaga brevemente la storia delle relazioni tra quella cultura e la cultura ellenica. Il secondo capitolo approfondisce, più propriamente, la Cynic Jesus Hypothesis, analizzando la letteratura sul tema e studiando, poi, in modo più analitico, alcuni loci evangelici che sono risultati essere particolarmente significativi al fine di comprendere le somiglianze e le diversità tra il cristianesimo delle origini e il cinismo. L’analisi mostra che, se è difficile parlare di un’influenza cinica sull’insegnamento di Gesù, diverse somiglianze dovettero comunque sussistere tra il movimento cinico e il cristianesimo delle origini, tali che anche i primi discepoli di Gesù ebbero probabilmente contezza di esse; e cercarono, pertanto, di distinguersi dal Kynismos, al quale potevano essere facilmente avvicinati, e con il quale potevano eventualmente anche essere confusi. In tale analisi, importanti aspetti del pensiero cinico, ancora oggi estremamente dibattuti, sono approfonditi e definiti: in particolare, sono analizzate le concezioni politiche e religiose dei cinici. Nel terzo capitolo, infine, è studiata la conoscenza paolina del cinismo: nello specifico, vengono analizzati due passi della Prima Epistola ai Corinzi, in cui Paolo sembra mostrare di conoscere documenti della tradizione cinica. Tale ricerca permette anche di riflettere su testimonianze cruciali sulla filosofia cinica e di approfondire aspetti essenziali del pensiero diogeniano e, prima ancora, antistenico. Nell’analisi del testo paolino si ipotizza come elementi cinici, kynika, siano stati utilizzati e interpretati all’interno di una cornice di pensiero diversa e completamente mutata, che ha il suo centro nella riflessione sulla figura di Gesù, e in particolare sulla sua natura divina e sul complesso della sua resurrezione.

Appendici

Due appendici concludono il volume. La prima è dedicata a Onesicrito di Astipalea, il quale fu problematicamente allievo di Diogene il Cinico e, allo stesso tempo, storico e ammiratore di Alessandro Magno. La seconda ritorna invece sul tema delle relazioni tra cinismo ed ebraismo: ed è dedicata alle figure di Enomao e di Meleagro, ambedue di Gadara. Tutti e due, in particolare il primo, mostrarono di intrattenere relazioni ben strette con la cultura ebraica, seppure in maniere e modi diversi e peculiari.

Vale la pena sottolineare, infine, come lo studio del rapporto tra cinismo e cristianesimo delle origini, ponga problemi e tocchi argomenti i quali, per il loro rilievo intrinseco, meritano di essere estratti dall’originario ambito specialistico in cui sono nati, riguardando in verità un ambito assai diversificato, ma interconnesso, di tradizioni di studio del mondo antico. Più nello specifico, tale analisi offre un contributo significativo non solo alla comprensione di autori di rilievo e di temi ampiamente dibattuti all’interno della tradizione cinica, ma anche alle relazioni tra la cultura ellenica e le origini del cristianesimo. Quest’ultimo aspetto, oltre a rivestire un interesse storico-filosofico e teologico, assume anche rilevanza squisitamente teoretica, poiché affronta una questione ancora oggi vivace e dibattuta, seppur sotto forme diverse, vale a dire il rapporto tra la riflessione filosofica e la fede, tra ratio e fides.

Stefano Mecci


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