Dio creatore secondo la Bibbia

La dottrina di Dio creatore è un’eredità veterotestamentaria. La Bibbia si apre proprio con l’immagine di Dio che dà forma al mondo, donando il cosmos dove c’era il chaos e plasmando l’uomo a sua immagine e somiglianza. I sei giorni della creazione sono tra i soggetti preferiti della meditazione patristica; molti sono gli scrittori che vi dedicano omelie e trattati fornendone spesso un’interpretazione dal carattere fortemente allegorico e vedendo dunque in essa un condensato di tutta la realtà umana e storica.

I primi cristiani non hanno quindi dovuto difendere la dottrina della creazione contro i Giudei, se non per il fatto che per loro la creazione era opera delle tre persone della Trinità e non solamente del Padre. Tale affermazione trinitaria andava anche a rispondere alle dottrine nate all’interno della Chiesa stessa con carattere più apertamente subordinazionista; dare anche al Figlio e allo Spirito santo il ruolo di creatori era ulteriore prova della loro prerogativa divina.

Dio per mezzo del Verbo e della sapienza, creò tutte le cose; per mezzo del suo Verbo furono fondati i cieli e per mezzo del suo spirito tutta la loro potenza (cf. Sal 33[32],6). Straordinaria la sua sapienza (cf. Pr 3,19). Con la sua sapienza Dio ha gettato le fondamenta della terra; con la sua saggezza ha stabilito i cieli […]. Se tu, o uomo, comprendi queste cose e vivi nella purezza, nella pietà e nella giustizia, potrai vedere Dio. (Teofilo di Antiochia, Ad Autolico 1, 7)

 

Tutto esce dalle mani di Dio

Un altro argomento che ha coinvolto i Padri è la distinzione tra un mondo plasmato da Dio con materia preesistente e un mondo creato da lui dal nulla. La Bibbia sembra enfatizzare la prima visione (cf. Gen 1,2) senza tuttavia negare la possibilità della seconda (cf. 2 Mac 7,28), ma le cose non erano così chiare alla mente dei Greci, i quali assunsero spesso una posizione dualistica. I Padri compresero che la parola “Creatore” implica l’idea che Dio abbia creato la materia dal nulla e per essere scaturita dalle sue mani essa è necessariamente buona. Non si può dunque pensare a una materia che preesista a Dio, non dipendente dalla sua volontà e potenza, attribuendo magari ad essa la presenza del male e presentando la storia come una realtà conflittuale dagli esiti incerti.

Ecco perché è assolutamente conforme alla ragione credere che Dio creò tutto dal nulla poiché, anche se tutte le cose con le loro forme particolari furono create a partire da questa materia, tuttavia questa stessa materia fu creata dal nulla assoluto. Noi infatti non dobbiamo assomigliare a siffatti individui i quali non credono che Dio onnipotente potesse creare qualcosa dal nulla in quanto vedono che gli artefici e gli operai di qualsiasi specie non possono costruire alcun oggetto se non hanno una materia con cui foggiare o fabbricare qualcosa. (Agostino, La genesi difesa contro i manichei 1, 6, 10)

 

Unicità di Dio e bontà del mondo creato

La dottrina del Dio creatore riguarda anche la posizione presa dalla “grande Chiesa” in contrasto con alcune correnti considerate eretiche, legate soprattutto al pensiero gnostico. Gli gnostici, infatti, sostenevano che il mondo materiale fosse opera di un Dio inferiore, il Demiurgo, nato da un processo decadente della divinità, screditando così bontà e valore di tutto ciò che è corporeo, nel cosmo e nell’uomo. Affermare che c’è un solo Dio e che questo è il creatore del cielo e della terra significava dunque difendere contro gli gnostici l’unicità di Dio e la bontà del mondo creato, il valore positivo della storia e di tutte le dimensioni costitutive dell’uomo. Anche contro i manichei, che affermavano un dualismo ontologico di fondo secondo il quale il mondo nasce e si sviluppa dalla lotta di due principi sostanziali e coeterni, la dottrina della creazione ripropone l’unicità del principio del bene, il solo ad essere eternamente sussistente.

La bontà della creazione si rivela anche da ciò che i greci hanno chiamato cosmos, quella bellezza ordinata di cui troviamo nei testi patristici accurata ed ammirata descrizione. La bellezza della creazione è rivelazione della Bellezza del suo creatore, quell’ordine misterioso che la abita e la governa sono in fin dei conti segni impressi nel tempo e nello spazio del mistero insondabile e meraviglioso del Creatore.

Mostreremo che non esiste nulla al di sopra del Dio Creatore o dopo di lui; e che egli ha fatto tutte le cose non sotto la direttiva di un altro, ma di sua propria iniziativa e liberamente, essendo l’unico e solo Dio, il solo Signore, il solo Creatore, il solo Padre, il solo che contiene tutto e che dà l’essere a tutto ciò che esiste. Infatti, come potrebbe esistere al di sopra di questo Dio un’altra Pienezza o Principio o Potere o un altro Dio, dal momento che è assolutamente necessario che Dio, la Pienezza di tutte le cose, contenga tutte le cose nella sua immensità e non sia contenuto da niente? (Ireneo di Lione, Contro le eresie 2, 1, 1-2)

 

E quello che bontà non è?

Il tema del Dio creatore porta con sé molte complesse conseguenze. Se si afferma l’ordine divino dell’universo, è chiaro che Dio deve essere compreso come colui che ha il completo controllo sulla sua creazione, anche quando pare che essa vada contro i suoi desideri. Questo ha portato a una difesa elaborata della prescienza di Dio che include il (futuro) peccato di Adamo e ha condotto anche a una raffinata dottrina della predestinazione che è legata soprattutto ad Agostino. I Padri evitarono sempre di dire che Dio ha creato il male o ha impedito ad alcune persone di salvarsi perché non predestinate a questo, ma le implicazioni logiche della dottrina della predestinazione erano difficili da evitare e tale dilemma rimane irrisolvibile. Il tema dell’origine del male, della disparità dei destini e della salvezza universale sono oggetto di lunghe riflessioni e dimostrazioni, che possono suonare insoddisfacenti agli uomini di oggi, ma ci parlano del grande tentativo patristico di ribadire la grandezza e la ragionevolezza del grande piano del Dio Creatore e la sua assoluta autorità su tutto ciò che ha creato.

Nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre mio (Gv 6,65). Tutti quelli che si salvano, dunque, ed arrivano alla conoscenza della verità, per suo volere si salvano e per suo volere arrivano. Anche quelli che, come i bambini, non hanno l’uso della volontà, sono rigenerati per suo volere così come essi sono stati creati per opera sua. Quelli invece che hanno l’uso della volontà non possono volere la salvezza se non per volontà e con l’aiuto di Colui che prepara la volontà. (Agostino, Contro Giuliano 4, 8, 44).

Chiara Curzel


Chiara Curzel

Religiosa delle Figlie del Cuore di Gesù, è docente stabile per la Cattedra di Scienze Patristiche presso l’Istituto di Scienze Religiose “Romano Guardini” di Trento e docente incaricato presso l’Istituto Patristico Augustinianum a Roma. Si occupa principalmente di studi relativi ai Padri Cappadoci; tra le sue pubblicazioni: Studi sul linguaggio in Gregorio di Nissa (Roma 2015).

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