Il Sinodo dell’Amazzonia ha fatto molto poco per la crisi sacramentale in atto (ormai non solo in Amazzonia)

Il Sinodo dell’Amazzonia ha fatto molto poco per la crisi sacramentale in atto: è la costatazione onesta, obiettiva, franca del vescovo Eugenio Coter (che ha appena rilasciato una bellissima intervista alla quale farò riferimento più avanti). È vero: da più di quarant’anni la Chiesa in Amazzonia chiede aiuto, da più di quarant’anni essa rivendica il suo sacrosanto diritto di accesso all’eucarestia e al sacramento del perdono dei peccati. E chiede concretamente aiuto invocando la possibilità di sacerdoti sposati. Oggi in Occidente questa possibilità è vista ancora con rigetto, con pregiudizio, con scarsissima conoscenza della Storia e della Tradizione della Chiesa. E si accetta, come se fosse inesorabile, il dato della progressiva scomparsa di candidati al sacerdozio (in alcune regioni francesi non c’è più un seminarista da anni!). Ma si dimentica che il sacerdozio è un servizio e che ieri come oggi anche nella Chiesa Cattolica (di diritto greco oggi) ci sono stati e ci sono sacerdoti regolarmente sposati. Il celibato non è una conditio sine qua non per il sacerdozio. Quello che conta è il ministero e il servizio ai credenti. Nelle Chiese ortodosse ci sono sia sacerdoti che hanno scelto liberamente il celibato sia sacerdoti sposati. Questa duplice, direi naturale, possibilità offre molti benefici a una Chiesa locale e mette realmente in condizione un vescovo di poter scegliere candidati davvero idonei.

 

Prima l’annuncio, poi il celibato. Parola di un Cardinale che conosceva i Padri

Infatti, cosa deve prevalere: l’imposizione sempre e comunque del celibato o la piena evangelizzazione, che richiede necessariamente l’accesso ai sacramenti dell’eucarestia e del perdono? Lo chiedeva onestamente più di quarant’anni fa un brillante giornalista, F. Strazzari, a un profondo conoscitore della letteratura cristiana antica, un gigante della Chiesa Cattolica col cuore di autentico Pastore: il Cardinale Michele Pellegrino.

A quella domanda Padre Michele (così voleva essere chiamato) rispose con mitezza e parrhesia: «Esprimo l’auspicio, faccio voti, chiedo al santo padre di venire incontro alle necessità concrete delle varie chiese. Di fronte a questo dilemma: o mantenere ad ogni costo la legge del celibato nel rigore attuale e quindi rinunciare alla piena evangelizzazione o favorire l’evangelizzazione piena che richiede l’eucarestia e modificare quindi la legge ecclesiastica, credo che bisogna scegliere questa seconda strada».

Non pago di questa risposta, il giornalista riprese: – Lo chiede apertamente al papa?

«Apertamente e senza paure».

 

Un rinnovato appello al Papa

Col Cardinale credo oggi fermamente, dopo vent’anni di studio personale dei Padri e in generale della storia della Chiesa, dopo varie esperienze ecclesiali in vari Paesi e a contatto specialmente con le Chiese Ortodosse, che debba prevalere la seconda possibilità. Come già il grande Cardinal Pellegrino e con altri cristiani del suo tempo e dopo di lui e con la maggioranza dei vescovi del recente Sinodo dell’Amazzonia, anch’io, come laico e storico della Chiesa, chiedo e mi associo alla richiesta che oggi rinnovo al Papa di venire incontro alle necessità concrete delle varie chiese e di modificare la legge sul celibato, che non può essere imposto, ma proposto, e di ritornare ad ammettere sacerdoti sposati per garantire la vita – anzi: ormai la sopravvivenza – della Chiesa in Amazzonia e ormai anche in varie regioni d’Europa. Lo chiedo con eguale convinzione: apertamente e senza paure.

 

Alcuni consigli di lettura

Chi vuole cominciare a nutrirsi su questo argomento può leggere subito la profetica intervista concessa dal cardinale Pellegrino nel 1981 alla Rivista “Il Regno” (5/04/1981, pag. 150-153), intervista dalla quale ho estratto il brano sopra citato. L’intervista è oggi in buona parte disponibile online (Questa chiesa fra paura e profezia (a cura di Francesco Strazzari) (dimensionesperanza.it) ). Questa intervista è istruttiva e salutare sotto molti altri aspetti. E non è un caso che a parlare sia un Pastore formato sui Padri della Chiesa e sul cristianesimo dei primi secoli.

Il secondo consiglio di lettura è la recentissima intervista al vescovo Eugenio Coter, alla quale facevo riferimento all’inizio di questo post, intervista incentrata sullo stato della Chiesa in Amazzonia: https://cruxnow.com/church-in-the-americas/2022/01/bishop-says-amazon-synod-did-little-to-tackle-sacramental-crisis-in-region  . Molte delle sue parole potrebbero facilmente applicarsi allo stato della Chiesa cattolica in varie regioni nordeuropee.

Ma conto prossimamente di tornare sull’argomento con altri dati, di carattere storico, a partire da quelli ricavabili dal Nuovo Testamento.


Emanuele Castelli

Emanuele Castelli si è formato in lettere classiche all’Università di Roma "Sapienza" (2004), ha conseguito il dottorato di ricerca in scienze storiche (con indirizzo di storia della chiesa – patristrica) alla Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino (2008); ha insegnato all’Università Gregoriana di Roma (Facoltà di Storia della Chiesa e Beni Culturali), è stato assegnista di ricerca dell'Università “Aldo Moro” di Bari; fellow dell’Alexander von Humboldt Stiftung, dell’Università di Basilea, dell’Università di Monaco di Baviera; ricercatore dell’Institut des Sources Chrétiennes di Lione; ricercatore associato del “Laboratoire Histoire et Sources des Mondes Antiques (Lione). Vicedirettore della “Collana di Testi Patristici” di Città Nuova (attualmente più di 260 volumi pubblicati), condirettore con Emanuela Prinzivalli della “Nuova Collana di Testi Patristici”. Si occupa di storia della Chiesa antica e bizantina, letteratura classica e cristiana, epigrafia e iconografia cristiana. È autore di due monografie e una trentina di articoli scientifici pubblicati sulle principali sedi internazionali; di circa settanta descrizioni di manoscritti biblici pubblicate sul sito dell’IHRT di Parigi.

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